Dona di più, chi ama di più!


Domenica 7 novembre 2021


Dal Vangelo di oggi, Marco 12,38-44 
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

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…ci prepariamo così a celebrare la 5^ giornata mondiale dei poveri
domenica 14 novembre…

Gesù non bada agli statuti “ecclesiastici” e sociali d’impatto sul popolo. Credo possa essere un grande insegnamento comprendere bene che la nostra vita non si costruisce sull’avere ma di più sull’essere. “Chi è” veramente è colui “che in fondo ha” veramente. Gesù vede oltre le righe economiche dei conti correnti di quel tempo e fiuta l’affidamento totale in un gesto piccolo quasi invisibile, sovrastato dal rumore assordante dei soldi che sembrano spegnere quell’impercettibile tintinnio di carità povera ma Altra. Sì Altra con la ‘a’ maiuscola perché intercetta il cuore di Dio. Dio è cieco quando qualcuno dei suoi figli vuole farsi vedere, e vede molto bene invece quando qualcuno si nasconde per timore. Dio vede e riconosce. Tutto sta nella visione di Dio! Quando saremo davanti a Lui, ci vedrà per “l’impercettibile” che abbiamo coltivato, per ‘umiltà dei gesti”. Il “povero quattrino” di fondo della nostra anima parlerà da solo! Quella vedova è una preziosa figura emblematica del credente che si getta tra le braccia della Provvidenza. E’ segno di una chiesa povera che oggi come non mai ci interpella a fare chiarezza sul “come” ci presentiamo al “banco della vita”. Siamo capaci di donazione totale, di noi stessi? Di incarnare l’autentico amore senza ovattarlo da desideri e forme di egoismo o piccoli angoli personali di fama e notorietà che generano continuamente separazione tra gli uomini? A chi ha la sua forte “fama” talvolta venga donata la “fame”. La prospettiva subito sarà ridotta ed in sintonia con la povertà ma soprattutto ricondotta al bisogno di “essere aiutati” e “notati veramente”. Qui si gioca lo spirito cristiano di chi apre cuore, occhi, pensieri e mani ai suoi fratelli e sorelle senza misure, senza confini o riserve. Anche a coloro che prima erano ricchi e strapotenti. San Paolo, a riguardo, riporta un detto ‘famoso’ di Gesù (Atti 20,35) che ci fa capire, in linea col Vangelo, che c’è più gioia nel dare, che nel ricevere! Chi ama veramente dona con gioia! Chi ama se stesso invece dona con tristezza, con calcolo e alla fine è come non avesse donato.