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” se vuoi venire dietro a Me…”

  • 3 settembre 2023

Tempo ordinario, Anno A

Letture: Geremia 20,7-9; Salmo 62; Romani 12,1-2; Matteo 16,21-27

Matteo 16,21-27

21 Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22 Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26 Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27 Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Un avvio così leggero e liberante: se vuoi venire dietro a me. Se vuoi: farai come vorrai, andrai o non andrai con lui, il maestro degli uomini liberi, nessuna imposizione. Ma le condizioni sono da vertigine. La prima: rinnegare se stessi. Un verbo pericoloso se capito male. Non significa annullarsi, diventare sbiadito o incolore. Il maestro non vuole dei frustrati al suo seguito, ma gente dai talenti realizzati, seguaci vivi e coraggiosi. Lo Spirito cerca e crea discepoli geniali. Rinnegare se stesso significa: non sei tu il centro dell’universo, della famiglia, della comunità, e tutti a servirti per darti le gratificazioni di cui hai bisogno.

Rinnega la concupiscenza di essere un Narciso allo specchio: tu sei il filo di un meraviglioso arazzo, piccolo, unico, insostituibile. Martin Buber riassume così il cammino dell’uomo: “a partire da me, ma non per me”. Perché chi guarda solo a se stesso non si illumina mai. La seconda condizione: prendere la propria croce. Immagine che abita gli occhi di tutti, che pende al collo di molti, che segna vette di monti, incroci, campanili, ambulanze, che abita i discorsi come sinonimo di disgrazie e di morte. Ma il suo senso profondo è altro.

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P. Ermes Ronchi

Il profeta deve gridare questa parola: «quando parlo devo gridare – dice Geremia – devo urlare: “Violenza! Oppressione!”» (v. 8). Ma, ad un certo punto, il profeta stesso è chiamato a lasciarsi trapassare da questa spada, a sentire che questa parola brucia dentro di sé, a provare quasi vergogna per questa parola che gli crea solo sofferenza: «la parola del Signore è diventata per me causa di vergogna e di scherno tutto il giorno» (v. 8). Geremia ha avvertito la tentazione di abbandonare tutto, di far tacere questa parola, ma non vi è caduto perché lo Spirito, che lo divorava con il suo ardore, non gli ha permesso di rimanere silenzioso: «nel mio cuore c’era come un fuoco ardente… mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo» (v. 9).

Così avviene anche per il discepolo di Gesù: colui che è chiamato a seguire Gesù, intraprende un cammino che passa attraverso l’esperienza del rifiuto e della contraddizione, poiché la logica che testimonia non è secondo il mondo. Questo è stato il destino di Gesù stesso e il discepolo non lo può mai dimenticare: «Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto… e venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Mt 16,21). Solo conformandosi al suo Signore, il discepolo può giungere a «pensare secondo Dio» (v. 23), a obbedire alla sua parola e compiere la sua volontà. Paolo in Rm 12,2 lo ricorda con chiarezza: «non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto».


CHI E’ GESU’ PER TE?

27 agosto 2023: Domenica XXI del tempo ordinario

Matteo 16,13-20

13 Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14 Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15 Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17 E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18 E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo

Signore Gesù, Figlio del Dio Vivente, sappiamo che il cristianesimo non è una dottrina né una morale, ma è il nostro rapporto con Te, nostro Signore e nostro Dio: sappiamo che il cristianesimo è cercare di amare come tu ci ami. Non sappiamo se ci riusciremo, ma una promessa sentiamo di potertela fare: tutta la nostra vita sarà un provarci e un riprovarci ancora!


DOMENICA XX t.o.

20 agosto 2023

Matteo 15,21-28 21 Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. 22 Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». 
24 Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». 25 Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». 26 Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». 27 «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28 Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Gesù è in viaggio in terra pagana e gli viene incontro una donna Cananea che si mette a gridare: «pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». Ma Gesù inizialmente non le rivolge nemmeno una parola: perché questa durezza? Più che durezza parliamo di fermezza. Gesù è stato inviato anzitutto per Israele, ed è fedele alla sua missione: «non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». La sua missione, voleva dire Gesù, è rivolta anzitutto ai Giudei, per salvarli, riunirli e poi inviarli perché portino il Vangelo in tutto il mondo. Ma dietro tutto questo suo modo di fare, c’è anche una “strategia divina”! Va anche ricordato che comunque non si può ridurre la preghiera a distributore automatico di favori. A Dio si può parlare e gridare, con Dio si può piangere, ma non gli si possono imporre i nostri tempi e le nostre condizioni. Solo il Signore sa qual è il vero bene per noi: a noi chiede solo di fidarci di Lui!

Ecco allora l’intervento degli Apostoli: «Esaudiscila, non vedi come ci grida dietro?». In loro possiamo scorgere una sorta di mix tra carità e… fastidio! La donna, nonostante il rifiuto di Gesù, non si arrende: «Signore, ti prego, aiutami!». E Gesù: «non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». Qui Gesù non la sta insultando, rimarca solo quello che ha già detto: nella concezione ebraica, i figli sono i discendenti di Abramo, i cagnolini i pagani, gli stranieri. Anzi, i “cani”. Gesù dicendo alla donna “cagnolini” sta addolcendo la pillola… A questo punto, noi che avremmo fatto? Probabilmente ce ne saremmo andati, scandalizzati e offesi. La Cananea invece no. Lei è l’esatto opposto della persona permalosa, che si offende facilmente. Lei insiste, si abbandona piena di speranza alla bontà di Dio. Qui sta tutta la sua grandezza, nella sua fiducia incrollabile: «Signore, aiutami!». La sua preghiera diventa sempre più umile e fiduciosa, cresce rifiuto dopo rifiuto.
«Sembra impegnata in una gara di salto in alto. In questo sport, ad ogni salto, l’asticella viene elevata di qualche centimetro, sempre più in alto, fintanto che c’è qualcuno che riesce a superarla. Nella fede avviene la stessa cosa. A ogni difficoltà che superiamo, Dio a volte alza l’asticella, cioè aumenta l’esigenza, ci chiede un atto di fede ancora più difficile. Così ha fatto Gesù con la donna. Ed ecco il salto finale della Cananea: è vero Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei padroni. Gesù, che si è contenuto a fatica fin qui, non resiste più e grida pieno di gioia, come farebbe un tifoso, dopo un salto da record mondiale dell’atleta del cuore: Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri! In quell’istante sua figlia fu guarita. Ma è questo il miracolo più grande? No. Il Vangelo ne registra un altro: questa donna Cananea è diventata una “credente”, una delle prime provenienti dal paganesimo. Una pioniera della fede cristiana. Una nostra antenata» (R. Cantalamessa).

Pensiamoci: se Gesù l’avesse accontentata subito, questa donna avrebbe conseguito la liberazione della figlia, ma tutto sarebbe finito lì e alla fine, probabilmente, mamma e figlia sarebbero morte senza incontrare il Signore. Invece così, tra un diniego e l’altro, tra un’insistenza e un’altra, la sua fede è cresciuta, si è purificata, fino a strappare a Gesù quel grido pieno di entusiasmo. Quante cose ci insegna questa storia. Una delle cause di maggior sofferenza per un credente sono le preghiere inascoltate, o meglio, non esaudite. Abbiamo pregato per una cosa per giorni, mesi, anni, ma niente. Dio sembrava sordo. Ma è veramente così? No. Ora sappiamo che cosa c’era nel cuore di Gesù: Egli quasi “soffriva” nell’opporre il rifiuto, trepidava davanti al rischio che questa donna desistesse: «Era un’incognita anche per Gesù: l’incognita della libertà umana. Gesù ha sperato che la fede di questa donna crescesse, ecco perché alla fine ha tripudiato di gioia! È come se avessero vinto in due! Dio, dunque ascolta sempre, anche quando… fa finta di niente! E il suo ascoltare è già un soccorrere. Ritardando nell’esaudire, Dio fa sì che il nostro desiderio cresca, che l’oggetto della nostra preghiera si elevi; che dalle cose materiali passiamo a quelle spirituali, dalle cose temporali a quelle eterne dalle cose piccole a quelle grandi. In tal modo Egli può e vuol darci molto di più di quello che inizialmente avevamo chiesto» (R. Cantalamessa).


” SIGNORE, SALVAMI !”

13 AGOSTO 2023 DOMENICA XIX T.O.

Letture: Prima Lettera Re 19,9a.11-13a; Salmo 84; Romani 9,1-5; Matteo 14,22-33

Matteo 14,22-33

22 Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
24 La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. 25 Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. 26 I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «È un fantasma» e si misero a gridare dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». 28 Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». 29 Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31 E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».

Signore, salvami!

Lago di Galilea, il paesaggio che Gesù più amava, l’ambiente che a Pietro era più familiare. Mi piace questo pescatore che mi assomiglia, uomo d’acque e di roccia. Mi piace per questo suo umanissimo pendolo tra fede grande, bambina e un po’ folle, che lo spinge fuori dalla barca, e quella fede corta e contratta che lo fa affondare; per la capacità di sognare che fa germogliare miracoli, e l’improvvisa paura che lo fa affondare. Uomo di fede piccola, perché hai dubitato? Pietro fa passi di miracolo sul lago, dentro la bufera, e nel pieno del prodigio la sua fede va in crisi: “Signore affondo!”. Il miracolo non produce fede. Non servono miracoli per andare verso Gesù.

Vedendo che il vento era forte, s’impaurì: il vento non lo puoi vedere, ma Pietro adesso ha occhi non più per Gesù, ma solo per le onde, la bufera, il caos. “Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni” (Giovanni XXIII). Pietro invece chiede consiglio alla paura e affonda. Nel pieno del miracolo dubita, mentre è preda del dubbio crede: “Signore, salvami!”. Dio salva, questa è la fede. Che se ne fa Pietro del catechismo mentre affonda? Radice inalienabile della fede è un grido che ci rimane in cuore: Signore ho bisogno, salvami. Niente lo cancella, neppure nell’uomo più perduto o distratto, neppure nel non credente.

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Trasfigurazione delSignore

Anno A

  • 6 Agosto 2023

Letture: Daniele 7,9-10.13-14; Salmo 96 ; Seconda Pietro 1,16-19: Matteo 17,1-9

1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti

La Trasfigurazione è una pagina di teologia per immagini: si tratta di vedere Gesù come il sole della nostra vita, e la vita sotto il sole di Dio. Gesù chiama di nuovo Pietro, Giovanni e Giacomo, i primi chiamati, e li porta con sé su un alto monte, là dove la terra s’innalza nella luce e dove lui stesso si veste di luce. Il suo volto brillò come il sole (17,2). Nel volto è detto il cuore. Ogni figlio di Dio ha nel suo intimo una manciata di luce; è un’icona di Cristo dipinta su un fondo-oro (la somiglianza con Dio), un’icona che cammina, sempre in progress.

Vivere è la fatica paziente e gioiosa di liberare tutta la luce e la bellezza sepolte in noi, la pazienza della nostra incompiuta trasfigurazione nella luce. E le sue vesti divennero bianche come la luce: lo splendore è così eccedente che non si ferma al volto, supera il corpo, tracima oltre e cattura perfino la materia degli abiti e la trasfigura. Se la veste è così luminosa, quale non sarà la bellezza del corpo? Ed ecco apparvero Mosè ed Elia. Mosè sceso dal Sinai con il volto imbevuto di luce, Elia rapito dentro un carro di fuoco e di luce. Sono la legge e i profeti, tutta la storia santa, lucente e incompiuta.

Allora, Pietro, stordito e sedotto da ciò che vede, balbetta: È bello per noi essere qui. Qui ci sentiamo a casa, altrove siamo sempre fuori posto; altrove non è bello, e possiamo solo pellegrinare, non stare. Qui è la nostra identità, anche noi in qualche modo luce da luce. Non c’è fede viva che non discenda da uno stupore, da un innamoramento, da un: che bello! gridato a pieno cuore, come Pietro sul Tabor. La bellezza è l’esca del divino.

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P. Ermes Ronchi


D0MENICA XVII T.O.

30 LUGLIO 2023: Questa Domenica la nostra Parrocchia vive l’Eucaristia in Parrocchia e al Campo-scuola, Villalta di Fano sotto Monte giove: 300 persone, genitori e amici dei nostri ragazzi, ai quali vogliamo unirci nel ringraziamento a Dio che sempre ci ama e ci parla….. ALTRE TRE PARABOLE DEL CAPITOLO 13 DI MATTEO

(Vangelo di Mt 13,44-52): In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

»Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

»Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

»Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

«Un tesoro nascosto nel campo; un mercante che va in cerca di perle preziose»Rev. D. Enric PRAT i Jordana(Sort, Lleida, Spagna)

Oggi, il Vangelo vuole farci guardare dentro, trovare qualcosa di nascosto: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo» (Mt 13,44). Quando parliamo di tesoro ci riferiamo a qualcosa di eccezionale valore, della massima importanza, non a cose o situazioni che, benché amate, restano fugaci, ferraglia a buon mercato, come le soddisfazioni e i piaceri temporali: quello che tanta gente si affanna a cercare all’esterno, e che la delude dopo averlo trovato e sperimentato.

Il tesoro che propone Gesù si trova sepolto nella parte più profonda della nostra anima, nel nucleo stesso del nostro essere. È il Regno di Dio. Consiste nell’incontrarci amorosamente, in modo misterioso, con la Fonte della vita, della bellezza, della verità e del bene, e nel rimanere uniti alla stessa Fonte fino a quando, trascorso il tempo del nostro pellegrinaggio e liberi di tutta la chincaglieria inutile, il Regno del cielo che abbiamo cercato nel nostro cuore e che abbiamo coltivato nella fede e nell’amore, si apra come un fiore e appaia la brillantezza del tesoro nascosto.

Alcuni, come San Paolo o lo stesso buon ladrone, si sono trovati improvvisamente o in modo impensato nel Regno di Dio, perché le vie del Signore sono infinite, però, normalmente, per arrivare a scoprire il tesoro, bisogna cercarlo intenzionalmente: «Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose» (Mt 13,45). Forse questo tesoro lo trovano solo quelli che non si danno per vinti facilmente, quelli che non si accontentano di qualsiasi cosa, gli idealisti, gli avventurieri.

Nell’ordine temporale, degli inquieti ed anticonformisti diciamo che sono persone ambiziose, e nel mondo dello spirito, sono i santi: figli di Dio, resi tali per il Battesimo, che, pieni di gioia, riescono a mettere tutto in fila per il Tesoro che è il REGNO di DIO.


il Seminatore uscì a seminare…

XV domenica

  • 16 Luglio 2023

Tempo ordinario, Anno A

Il nostro Dio non si stanca mai di seminare vita e futuro, ovunque

Letture: Isaia 55, 10-11; Salmo 64; Romani 8, 18-23; Matteo 13, 1-23

1 Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. 2 Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
3 Egli parlò loro di molte cose in parabole.
E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 
4 E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5 Un’altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 6 Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 7 Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. 8 Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 9 Chi ha orecchi intenda».
10 Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché parli loro in parabole?».
11 Egli rispose: «Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12 Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 13 Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono…….
16 Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 17 In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono!
18 Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19 tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20 Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia, 21 ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. 22 Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. 23 Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta»

Egli parlò loro di molte cose con parabole. Magia delle parabole: un linguaggio che contiene di più di quel che dice. Un racconto minimo, che funziona come un motore: lo leggi e accende idee, evoca immagini, suscita emozioni, ti mette in viaggio. Gesù osserva la vita e nascono parabole. Osserva un seminatore, e nel suo gesto intuisce qualcosa di Dio. Prendeva storie di vita e le faceva diventare storie di Dio. E le racconta galleggiando sulle acque del lago, sopra una barca, da quel pulpito oscillante, a pochi metri da riva. C’è ancora una piccola baia nelle vicinanze di Tabgha, a circa due chilometri da Cafarnao, identificata dall’archeologo Bargil Pixner osb, come quella della predicazione di Gesù dalla barca: le sue rive formano un pendio simile a un anfiteatro.

L’acustica è ottima. Pochi mesi fa ho sostato, durante un trekking con un gruppo di amici, proprio su quel punto della riva; a lungo, in silenzio, come perduto nella folla enorme di allora, che faceva ressa, proprio qui, attorno a me. Si è aperta una breccia nel tempo, un by-pass di millenni: mi pareva di vederlo, forse, seduto sulla barca, anche se all’orecchio non giungeva nient’altro che il brivido del silenzio, di un amore senza parole. Ritorno alla sorgente, alla viva voce di Gesù: “il seminatore uscì a seminare”.

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P. Ermes Ronchi


“Venite a me, affaticati e oppressi: IO vi ristorerò”

XIV domenica

  • 9 Luglio 2023

Tempo ordinario, Anno A

Matteo 11:25-30

Letture: Zaccaria 9, 9-10; Salmo 144; Romani 8,9.11-19; Matteo 11,25-30

MATTEO 11,25: In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

Il Vangelo registra uno di quegli slanci improvvisi che accendevano di stupore le parole di Gesù: i piccoli, i bambini, le donne, i poveri lo capiscono subito. In tutta la Bibbia l’economia della piccolezza esce diretta del cuore di Dio e attraversa come uno spartiacque la nostra storia: Dio scommette su coloro sui quali il mondo non scommette.

E Gesù ne è felice. Nonostante il brutto momento: Giovanni il Battista è arrestato, i capi religiosi e politici lo braccano, i villaggi attorno al lago, dopo la prima ondata di entusiasmo, si sono allontanati. Ed ecco che in quell’aria di sconfitta, Gesù, anziché deprimersi, si stupisce, si incanta di Dio: una meraviglia.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro: le sue mani, dove appoggiare la stanchezza e riprendere il fiato del coraggio.Imparate da me… Andare da Gesù è andare a scuola di vita. Quest’uomo senza poteri ma regale, libero come il vento, che nessuno ha mai potuto comprare o asservire e fonte di libere vite, insegna a vivere bene.

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P. Ermes Ronchi


Domenica XIII t.o.

2 luglio 2023

ORARI S. MESSE LUGLIO AGOSTO 18.30 (SAB) 11 18.30 (DOMENICA)

Letture: 2 Re 4,8-11.14-16a; Salmo 88; Romani 6,3-4.8-11; Matteo 10,37-42

«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.

Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.

Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.

Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.

Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

Chi ama la propria famiglia più di me, non è degno di me. Ma allora chi è degno di te, Signore, della tua altissima pretesa? Padre madre fratello figlia… sono le persone a me più care, indispensabili per vivere davvero. Sono loro che ogni giorno mi spingono ad essere vero, autentico, a diventare il meglio di ciò che posso diventare. Ma la sua non è una competizione di emozioni, da cui sa che non uscirebbe vincitore se non presso pochi eroi, o santi o profeti dal cuore in fiamme. Eppure lo sappiamo che nessuno coincide con il cerchio della sua famiglia. Anche già per unirsi a colei che ama, l’uomo lascerà il padre e la madre!

Il Vangelo, croce e pasqua, un’eternità di luce, non si spiegano interessandosi solo della famiglia, e neppure una storia di giustizia, un mondo in pace. Bisogna rompere il piccolo perimetro e far entrare volti e nomi nel cerchio del proprio sangue, generare diversamente vita e futuro; staccarsi, perdere, spezzare l’eterna ripetizione di ciò che è già stato. Chi avrà perduto, troverà. Perdere la vita, non significa farsi uccidere: una vita si perde solo come si perde un tesoro, donandola. Noi possediamo, veramente, solo ciò che abbiamo donato ad altri.

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P. Ermes Ronchi


CORPUS DOMINI 2023

“ricordati del cammino”

  • 11 Giugno 2023

Anno A

Letture: Deuteronomio 8,2-3.14b-16a; Salmo 147; 1 Corinzi 10,16-17; Giovanni 6,51-58

IL PANE PER IL CAMMINO

«Ricordati del cammino», sussurra la prima Lettura. Ricordati! Perché l’oblio è la radice di tutti i mali. Ricorda il deserto e il monte, il vento delle piste, la bellezza dell’anima affaticata dal richiamo di cose lontane. E poi la manna scesa all’improvviso, quando non l’aspettavi più. Ricordati del tuo deserto tra scorpioni e serpenti, ma soprattutto dell’acqua giunta sotto forma di una risposta, un amore bello, un amico, una musica. Improvvisi squarci si sono aperti a dirti che non sei solo, che non sei smarrito tra le dune del deserto.

Che Dio è acqua e pane incamminati verso la tua fame. La mia forza è sapermi cercato, con la mia vita distratta e le risposte che non do; sapermi desiderato è tutta la mia pace. Io vivo di Dio. Ricordati del cammino: dialoga con la storia della tua vita, rimani nella tua sorgente limpida. Il Vangelo oggi ha solo otto versetti, e Gesù a ripetere per otto volte: Chi mangia la mia carne vivrà in eterno. Quasi un ritmo incantatorio, una divina monotonia, nello stile di Giovanni, che avanza per cerchi concentrici e ascendenti, come una spirale; come un sasso che getti nell’acqua e vedi i cerchi delle onde che si allargano sempre più.

È il discorso più dirompente di Gesù: mangiate la mia carne e bevete il mio sangue. Un invito che sconcerta amici e avversari, e lui che ostinatamente ne ribadisce, per otto volte, come in otto cerchi, la motivazione, sempre più chiara e diretta: per vivere, semplicemente vivere, per vivere davvero. Altro è vivere, altro è lasciarsi vivere. È l’incalzante convinzione di Gesù di possedere qualcosa che cambia la direzione e la qualità della vita. È il dono di Dio. Il dono di Dio è Dio che si dona: si dona e si perde dentro le sue creature come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo.

«Carne, sangue, pane di cielo» indicano la totalità della sua vicenda umana e divina, le sue mani di carpentiere con il profumo del legno, le sue lacrime, le sue passioni, la polvere delle strade, la casa che si riempie di profumo, la pietra che rotola via. E Dio in ogni fibra. Un pezzo di Dio in me perché io salvi un pezzetto di Dio nel mondo. Il suo invito pressante significa: mangia e bevi ogni goccia e ogni fibra di me. Vivi di me. Prendi la mia vita come misura alta del vivere, come lievito del tuo pane, seme del tuo campo, sangue delle tue vene, allora conoscerai cosa sia vivere davvero. Mangiare e bere Cristo significa più che «fare la comunione» eucaristica, è «farmi comunione con Lui». Il Verbo si è fatto carne perché la carne si faccia Spirito. L’Eterno cerca la nostra setacciata briciola di cielo; per poi ridarcela, luminosa e serena.

P. Ermes Ronchi
Avvenire