Archivi annuali: 2021


A proposito di SINODO: i Vescovi ci scrivono…

CAMMINO SINODALE

DELLE CHIESE CHE SONO IN ITALIA

Lettera alle donne e agli uomini di buona volontà

Carissima, carissimo,

tu che desideri una vita autentica, tu che sei assetato di bellezza e di giustizia, tu che non ti accontenti di facili risposte, tu che accompagni con stupore e trepidazione la crescita dei figli e dei nipoti, tu che conosci il buio della solitudine e del dolore, l’inquietudine del dubbio e la fragilità della debolezza, tu che ringrazi per il dono dell’amicizia, tu che sei giovane e cerchi fiducia e amore, tu che custodisci storie e tradizioni antiche, tu che non hai smesso di sperare e anche tu a cui il presente sembra aver rubato la speranza, tu che hai incontrato il Signore della vita o che ancora sei in ricerca o nel dubbio…desideriamo incontrarti!

Desideriamo camminare insieme a te nel mattino delle attese, nella luce del giorno e anche quando le ombre si allungano e i contorni si fanno più incerti. Davanti a ciascuno ci sono soglie che si possono varcare solo insieme perché le nostre vite sono legate e la promessa di Dio è per tutti, nessuno escluso.

Ci incamminiamo seguendo il passo di Gesù, il Pellegrino che confessiamo davanti al mondo come il Figlio di Dio e il nostro Signore; Egli si fa compagno di viaggio, presenza discreta ma fedele e sincera, capace di quel silenzio accogliente che sostiene senza giudicare, e soprattutto che nasce dall’ascolto. “Ascolta!” è l’imperativo biblico da imparare: ascolto della Parola di Dio e ascolto dei segni dei tempi, ascolto del grido della terra e di quello dei poveri, ascolto del cuore di ogni donna e di ogni uomo a qualsiasi generazione appartengano. C’è un tesoro nascosto in ogni persona, che va contemplato nella sua bellezza e custodito nella sua fragilità.

Il Cammino sinodale è un processo che si distenderà fino al Giubileo del 2025 per riscoprire il senso dell’essere comunità, il calore di una casa accogliente e l’arte della cura. Sogniamo una Chiesa aperta, in dialogo. Non più “di tutti” ma sempre “per tutti”.

Abbiamo forse bisogno oggi di rallentare il passo, di mettere da parte l’ansia per le cose da fare, rendendoci più prossimi. Siamo custodi, infatti, gli uni degli altri e vogliamo andare oltre le logiche accomodanti del si è sempre fatto così, seguendo il pressante appello di Papa Francesco che, fin dall’esordio del suo servizio, invita a “camminare, costruire, confessare”.

La crisi sanitaria ha rivelato che le vicende di ciascuno si intrecciano con quelle degli altri e si sviluppano insieme ad esse. Anzi, ha drammaticamente svelato che senza l’ascolto reciproco e un cammino comune si finisce in una nuova torre di Babele. Quando, per contro, la fraternità prende il sopravvento sull’egoismo individuale, dimostra che non si tratta più di un’utopia. Ma di un modo di stare al mondo che diventa criterio politico per affrontare le grandi sfide del momento presente.

Questo è il senso del nostro Cammino sinodale: ascoltare e condividere per portare a tutti la gioia del Vangelo.

È il modo in cui i talenti di ciascuno, ma anche le fragilità, vengono a comporre un nuovo quadro in cui tutti hanno un volto inconfondibile.

Una nuova società e una Chiesa rinnovata. Una Chiesa rinnovata per una nuova società.

Ci stai?

Allora camminiamo insieme con entusiasmo.

Il futuro va innanzitutto sognato, desiderato, atteso. Ascoltiamoci per intessere relazioni e generare fiducia. Ascoltiamoci per riscoprire le nostre possibilità; ascoltiamoci a partire dalle nostre storie, imparando a stimare talenti e carismi diversi. Certi che lo scambio di doni genera vita. Donare è generare.

Grazie del tuo contributo. Buon cammino!

Roma, 29 settembre 2021

Festa dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli

IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA


“Non sei lontano dal Regno di Dio !”

SU MISURA PER TE

Domenica 31 ottobre 2021 ORARI S.MESSE 1 e 2 NOVEMBRE

“Ragazzi Grazie!
Mi sento orgoglioso di far parte di una squadra di educatori così”
(alessandro)
“Ecco la squadra…
per camminare insieme!”

Dal Vangelo di oggi, Marco 12,28b-34 
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

La risposta di Gesù allo scriba esprime l’unità tra l’amore verso Dio e verso i fratelli e sorelle. Viene quindi evidenziata l’importanza della relazione uomo verso Dio e uomo verso uomo. Sembra quasi scardinata l’idea gerarchica in favore di quella circolare tipica di un rapporto di reciprocità. Si percepisce in tutta la sua forza la connotazione di un rapporto quasi famigliare, “domestico” con Dio e il prossimo. Ed è proprio il mio prossimo il terreno attraverso il quale ci si può radicare in Dio. Ed è così! Non si può dire di amare Dio e poi vivere l’indifferenza verso i fratelli o chi è nel bisogno. Sarebbe come tradire il primo comandamento. Questa dimensione d’incontro con il fratello e sorella è il luogo d’azione di Dio nella relazione al prossimo e nella prospettiva della crescita comune, dell’esperienza di Dio nella vita condivisa. E’ così che si ‘gettano le fondamenta’ dell’amore cristiano. Non può quindi essere soltanto cura esteriore, assistenzialismo o mera sequenza di comandamenti e regole. C’è uno spirito d’amore che si declina nell’incontro a tu per tu. Dio preferisce questa intimità che fa scaturire un respiro più ampio, più vero meno invaso dal meccanicismo del precetto morale. Non si ama una regola, si ama una persona. E se amo solo la regola corro il rischio di amare alla fine solo me stesso.

ORARI SANTE MESSE

1 NOVEMBRE SOLENNITA DI TUTTI I SANTI 10 -11.30 15(cimitero) 18.30

2 Novembre COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI 8.30 – 18.30


Programma catechesi famiglie 2021-22

Parrocchia Collegiata S.Stefano Castelfidardo Tel.071 9011428

www.santostefanocastelfidardo.it    email: parrocchia@santostefanocastelfidardo.it

      CATECHESI DELLE FAMIGLIE  2021/2022

  Carissimi, Gesù Cristo ci chiama a stare con lui, INSIEME, oltre la pandemia.

 Torniamo all’essenziale, riscopriamo la centralità della FEDE

in un cammino “SINODALE” di un popolo pasquale

 Ci incontriamo il SABATO ORE 15  (Genitori e figli insieme)

   Collegiata Santo Stefano:  PRIMI  INCONTRI NECESSARI:

SABATO   13 NOVEMBRE e 19 FEBBRAIO Famiglie quarte elementari (portare il Vangelo)

SABATO  20 NOVEMBRE e 26 MARZO Famiglie  terze medie  (portare Atti degli Apostoli)

SABATO  27 NOVEMBRE  Famiglie  terze elementari (portare il Vangelo)

SABATO  4  DICEMBRE  Famiglie   seconde medie (consegna Atti degli Apostoli)

Pro-memoria PER LE FAMIGLIE  DELLA COMUNIONE (3^4^ el.)

Sabato ore 14.45- 16.00 :ACR casa parrocchiale.  

Domenica ore 10 S.MESSA con Famiglie e catechisti (Collegiata)

 3^ elementare: Domenica  14 novembre ore 10  CONSEGNA DEL VANGELO alle Famiglie 

 4^  elementare Sabato 26 FEBBRAIO  ore 15  FESTA DEL PERDONO: (veste battesimale)

                         Domenica 6 marzo ore 10:  PRESENTAZIONE DEI COMUNICANDI 

DOMENICA 24 APRILE ORE 10: S.MESSA DELLE 4 PARROCCHIE (stadio “Leo Gabbanelli”)

Ritiro per la Messa di Comunione:  28-29-30 aprile ore 14.30-16

Venerdi  29 aprile ore 21: Incontro-preghiera con le  famiglie della Comunione (confessioni)                

DOMENICA 1 MAGGIO: ORE 9,30 e 11.00 MESSA DI COMUNIONE

14 maggio  ore 18: Processione dei Santi  Vittore e Corona  S.Messa = Abiti di  Comunione

 19 giugno  CORPUS DOMINI  ore 21 S.Messa e Processione   = Abiti di  Comunione

  Pro-memoriaPER LE FAMIGLIE DELLA CRESIMA(2^3^ media)

Sabato ore 14.45: ACR: 2^ Media Casa parr. 3^ Media Toniolo.

Domenica ore 10 S.MESSA con famiglie e catechisti

2^Media: Sabato 4 dicembre ore 15: Consegna Atti degli Apostoli alle famiglie

3^ Media: Domenica 3 aprile ore 10 PRESENTAZIONE  DEI CRESIMANDI e PADRINI (persone credenti-credibili-praticanti, che si impegnano  con la preghiera, la parola, l’esempio, il sostegno spirituale e morale,   ad accompagnare i  cresimati)

 5-6-7 maggio  ore 16-17.30: Ritiro per la  S. Cresima

Venerdì 6 maggio ore 21 Incontro con genitori e padrini ( Candela del  battesimo)

S.CRESIMA  DOMENICA 8 MAGGIO ore  9.30 e 11.30

14   maggio: ORE 18  Processione dei  Santi Vittore e Corona Patroni di Castelfidardo

 Domenica 19 giugno  CORPUS DOMINI  ore  21 S.Messa e Processione                                                    

                   PREGHIERA DEI GENITORI

Signore Dio nostro Padre, Tu hai chiamato per nome noi genitori e i nostri figli: fà  che ascoltiamo la tua Parola.

Tu ci conosci e ci ami: fa che durante questi incontri impariamo anche noi a conoscerTi  e ad amarTi sempre di più.

Noi genitori vogliamo accompagnare con la parola e l’esempio i nostri figli:

aiutaci a essere cristiani coerenti nella Fede e portatori di Misericordia. Amen.       

  I Catechisti Educatori-Animatori                                 Il Parroco


E’ tempo di camminare insieme!

Partecipare tutti al sinodo è un impegno ecclesiale irrinunciabile

  • 17 Ottobre 2021
…genitori, figli, nonni, nipoti, grandi, piccoli, bimbi, ragazzi, giovani, adulti, anziani, sposi, consacrati, preti, frati, suore,…
CAMMINIAMO INSIEME DIETRO A GESU’ CRISTO

La Chiesa in Italia si mette in cammino: Domenica 17 ottobre 2021 in tutte le Messe viviamo questo momento nella processione d’ingresso in Chiesa di una rappresentanza del tutto il popolo di Dio che cammina insieme.

L’ Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, ha per tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Papa Francesco ha parlato delle tre parole chiave del titolo: comunione e missione servono alla Chiesa per contemplare e imitare la vita della Santissima Trinità, ma rischiano di rimanere un po’ astratte se non si coltiva una prassi ecclesiale che promuova il coinvolgimento partecipato di ciascuno, un’esigenza della fede battesimale. Solo così si può vivere questo incontro come un tempo di grazia che ci permetta di cogliere almeno tre opportunità:

«La prima è quella di incamminarci non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare. Il Sinodo ci offre poi l’opportunità di diventare Chiesa dell’ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. […] Infine, abbiamo l’opportunità di diventare una Chiesa della vicinanza. Torniamo sempre allo stile di Dio: lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza.»

Leggi qui il testo completo del discorso

Il pontefice ha poi parlato dei rischi: quello del formalismo, con il sinodo come evento di facciata e non percorso di effettivo discernimento spirituale; dell’intellettualismo, che fa rifuggire dai reali problemi della Chiesa; dell’immobilismo, perché adattare soluzioni vecchie a problemi nuovi non serve. Per una Chiesa diversa occorre aprirsi a ciò che Dio le vuole suggerire tramite lo Spirito Santo. Alla messa per l’apertura del Sinodo, il Papa ha proseguito il discorso nell’omelia, guardando all’episodio evangelico della domenica in chiave sinodale. Gesù «andava per la strada» (Mc 10,17), affiancandosi al cammino dell’uomo, e questo evento della Chiesa deve andare sulla stessa strada. Egli prima incontra il ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere su che cosa fare per avere la vita eterna: incontrare, ascoltare, discernere dovranno essere i tre verbi da seguire.

«Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio. […] Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention” ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci.»


Maestro buono, seguire Te è Vita Eterna !

XXVIII domenica

  • 8 Ottobre 2021

Tempo ordinario, Anno B

Letture: Sapienza 7,7-11; Salmo 89; Lettera agli ebrei 4, 12-13; Marco 10, 17-30

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Gesù è sulla strada, il luogo che più amava: la strada, che è di tutti, collega i lontani, è libera e aperta, una breccia nelle mura, ama gli orizzonti. Ed ecco un tale, uno senza nome ma ricco (la sua identità rubata dal denaro) gli corre incontro. Corre, come uno che ha fretta, fretta di vivere, di vivere davvero. L’uomo senza nome sta per affrontare un grande rischio: interroga Gesù per sapere la verità su se stesso. «Maestro buono, è vita o no la mia? Cosa devo fare per essere vivo davvero?». Domanda eterna. Universale. Gesù risponde elencando cinque comandamenti e un precetto. «Maestro, tutto questo io l’ho già fatto, da sempre. Eppure… Gesù fissò lo sguardo su di lui e lo amò. Lo amò per quel “eppure”, che racconta fame e sete d’altro: osservare la legge non ha riempito la vita.

Gesù lo fissa. Quell’uomo fa una esperienza da brividi, sente su di sé lo sguardo di Gesù, incrocia i suoi occhi amanti, può naufragarvi dentro. E se io dovessi continuare il racconto direi: adesso gli va dietro, adesso è preso dall’incantamento, dal fascino del Signore, non resiste… Invece la conclusione cammina nella direzione che non ti aspetti: «Una cosa ti manca, va’, vendi, dona ai poveri…». Dona. Sarai felice se farai felice qualcuno. Tu non sei ciò che hai, ma ciò che dai. Dare: verbo pauroso. Noi vogliamo prendere, trattenere, accumulare. Dare ai poveri… Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare. Ma l’uomo ricco se ne va triste. Noi tutti abbiamo due vite in guerra tra loro: una è fatta di cose e di quotidiano e la seconda si nutre di richiami e appelli, di vocazione e sogno. L’uomo ricco cammina triste: hanno vinto le cose e il denaro; non seguirà più la vita come appello, ma solo la vita come esistenza ordinaria, ostaggio delle cose.

Per tre volte oggi si dice che Gesù “guardò”: con amore, con preoccupazione, con incoraggiamento. La fede altro non è che la mia risposta al corteggiamento di Dio, un’avventura che nasce da un incontro, quando Dio entra in te e io gli do tempo e cuore. Ecco allora una delle parole più belle di Gesù: tutto è possibile presso Dio. Egli è capace di far passare un cammello per la cruna di un ago. Dio ha la passione dell’impossibile. Dieci cammelli passeranno. Don Milani sul letto di morte lo ha capito: adesso finalmente vedo il cammello passare per la cruna dell’ago. Era lui, il cammello, lui di famiglia ricca e potente, che passava per la cruna della piccolezza. Signore, ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, cosa avremo in cambio? Avrai in cambio cento fratelli e un cuore moltiplicato.

«Con gli occhi nel sole
a ogni alba io so
che rinunciare per te
è uguale a fiorire» (M. Marcolini).

Ermes Ronchi
Avvenire


Progetto famiglia

XXVII domenica

  • 3 Ottobre 2021

Tempo ordinario, Anno B

il modello di ogni famiglia

Letture: Genesi 2,18-24; Salmo 127; Lettera agli ebrei: 2, 9-11; Marco 10, 2-16

È lecito per un marito ripudiare la moglie? È risaputo, tutta la tradizione religiosa, avallata dalla Parola di Dio, lo legittimava: sì, è lecito. Ma Gesù prende le distanze: che cosa vi ha ordinato Mosè? Da ebreo, avrebbe dovuto dire: che cosa “ci” ha ordinato Mosè, invece marca la sua differenza. Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio. Gesù prende le distanze anche da Mosè: per la durezza del vostro cuore egli scrisse questa norma. Affermazione enorme: la legge che noi diciamo divina non sempre, non tutta riflette la volontà di Dio, talvolta è il riflesso del nostro cuore duro.

In principio non era così. A Gesù non interessa spostare avanti o indietro i paletti della morale, disciplinare la vita, ma ispirarla, accenderla, rinnovarla: il Vangelo non è una morale, ma una sconvolgente liberazione (G. Vannucci). Ci prende per mano e ci accompagna nei territori di Dio, dentro il suo sogno iniziale, sorgivo, originario; ci insegna a guardare non dal punto di vista della fine dell’amore, ma del suo inizio: per questo l’uomo lascerà il padre e la madre, si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Il sogno di Dio è i due che si cercano, i due che si trovano, i due che si amano e che diventano uno. L’uomo non separi quello che Dio ha congiunto. Fin dal principio Dio congiunge le vite! Questo è il suo nome: “Dio congiunge”, come una profezia di comunione e di legame. Fa incontrare le vite, le unisce, collante degli atomi e del cosmo. Invece il nome del suo nemico, nemico dell’amore e della vita, è esattamente l’opposto: il diavolo, cioè Colui-che-separa.

Il problema è portato alla radice: non più ripudio o no, ma tener vivo il respiro dell’origine, impegnarsi con tutte le forze ad alimentare il sogno di Dio: proteggere e custodire gesti, pensieri, parole che hanno a loro volta la gioiosa forza di proteggere l’amore e congiungere le vite. Perché l’amore è fragile, e affamato di cure. Vero peccato non è trasgredire una norma, ma il sogno di Dio. E questo accade a monte, è una lunga tela sottile che si tesse lentamente con quei comportamenti duri o indifferenti che spengono l’amore: infedeltà, mancanza di rispetto, offesa alla dignità, essere l’uno sull’altro causa di mortificazione quotidiana, anziché di vita. Gesù getta le basi per la nostra libertà: il mio comportamento non è chiamato ad adeguarsi ad una legge esterna all’uomo, ma a quella norma interna che riaccende il volto, protegge il sorriso e il sogno di Dio. Allora se non ti impegni a coltivarlo, se non ricuci gli strappi, se il tuo amore negli anni si è fatto duro e aggressivo invece che dolce e umile, tu stai ripudiando il sogno di Dio, sei già adultero nel cuore.

Ermes Ronchi
Avvenire


SS.CROCIFISSO 2021

SS. Crocifisso di Castelfidardo

                  SS.CROCIFISSO di Castelfidardo  2021

                        Nel mese di Settembre  Castelfidardo ricorda l’Amore infinito del Padre che ha dato il suo Figlio Unigenito Gesù Cristo Crocifisso  per tutti noi e rinnova il suo Grazie, insieme alla Supplica e Invocazione,  nel segno della  ” Memoria” che i nostri padri ci hanno consegnato.

                             PROGRAMMA

VENERDI 24 SETTEMBRE: (Collegiata)

                 Ore 21.15   Rosario meditato

                Ore 21.30   La Fede in tempo di pandemia: guardare oltre, guardare l’Altro

(Riflessioni suggerite da Andrea Paladini)

SABATO 25  SETTEMBRE  via Garibaldi 4-6 

               Ore 19 Benedizione del nuovo Centro Pastorale parrocchiale (Arcivescovo Angelo Spina)

                           Inaugurazione sede WE AT CO (progetto lavorogiovani)                                               

 Ore 21.15     C’E’ TEMPO PER TE  (Collegiata)

    Preghiera silenziosa davanti al SS. Crocifisso,

                  icona della Divina MISERICORDIA,

con  possibilità di confessarsi                                                                                            

          DOMENICA 26 SETTEMBRE  2021                  

         CAMMINO,MEMORIA,EUCARESTIA                                                                                                

              Ore 10.00 Raduno il Piazza Garibaldi (Chiesa SS.Abondio e Lucia)       

      Ore  10.15: Processione con il SS. Crocifisso portato dalle Confraternite

                        con  Il civico Gonfalone e  gli stendardi  delle Associazioni di Volontariato,

                        con il Complesso filarmonico  Citta’ di Castelfidardo

                        per le vie Garibaldi P.le Don Minzoni Roma Sauro  Battisti  Garibaldi

     Ore 11  Celebrazione Eucaristica   in Piazza Garibaldi


Il Primo è Servo di tutti !

XXV domenica

  • 19 Settembre 2021

Tempo ordinario, Anno B

Letture: Sapienza 2,12.17-20; Salmo 53; Lettera di san Giacomo 3,16-4,3; Marco 9,30-37

Un’alternanza di strade e di case: i tre anni di Galilea sono raccontati così da Marco. Sulla strada si cammina al ritmo del cuore; si avanza in gruppo; qualcuno resta un po’ indietro, qualcun’altro condivide chiacchiere leggere con un amico, lasciando fiorire parole autentiche e senza maschere. Gesù ha lasciato liberi i discepoli di stare tra loro, per tutto il tempo che vogliono, con i pensieri che hanno, con le parole che sanno, senza stare loro addosso, controllare tutto, come un genitore ansioso. Poi il Vangelo cambia ambientazione: giungono in casa, e allora cambia anche la modalità di comunicazione di Gesù: sedutosi, chiamò i dodici e disse loro (sedette, chiamò, disse sono tre verbi tecnici che indicano un insegnamento importante): di cosa stavate parlando? Di chi è il più grande. Questione infinita, che inseguiamo da millenni, su tutta la terra.

Questa fame di potere, questa furia di comandare è da sempre un principio di distruzione nella famiglia, nella società, nella convivenza tra i popoli. Gesù si colloca a una distanza abissale da tutto questo: se uno vuol essere il primo sia il servo. Ma non basta, c’è un secondo passaggio: “servo di tutti”, senza limiti di gruppo, di famiglia, di etnìa, di bontà o di cattiveria. Non basta ancora: «Ecco io metto al centro un bambino», il più inerme e disarmato, il più indifeso e senza diritti, il più debole e il più amato! Proporre un bambino come modello del credente è far entrare nella religione l’inaudito. Cosa sa un bambino? Il gioco, il vento delle corse, la dolcezza degli abbracci. Non sa di filosofia, di teologia, di morale. Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida. Gesù ci propone un bambino come padre nella fede. «Il bambino è il padre dell’uomo» (Wordsworth).

I bambini danno ordini al futuro, danno gioia al quotidiano. La casa ha offerto il suo tesoro, un cucciolo d’uomo, parabola vivente, piccola storia di vita che Gesù fa diventare storia di Dio: Chi lo abbraccia, abbraccia me! Gesù offre il suo tesoro: il volto di un Dio che è non onnipotenza ma abbraccio: ci si abbraccia per tornare interi (A. Merini), neanche Dio può stare solo, non è “intero” senza noi, senza i suoi amati. Chi accoglie un bambino accoglie Dio! Parole mai dette prima, mai pensate prima. I discepoli ne saranno rimasti sconcertati: Dio come un bambino! Vertigine del pensiero. L’Altissimo e l’Eterno in un bambino? Se Dio è come un bambino significa che devi prendertene cura, va accudito, nutrito, aiutato, accolto, gli devi dare tempo e cuore (E. Hillesum). Non puoi abbandonare Dio sulla strada. Perché Dio non sta dappertutto, sta soltanto là dove lo si lascia entrare (M. Buber).

Ermes Ronchi
Avvenire


Tu sei il Cristo !

XXIV domenica

  • 12 Settembre 2021

Tempo ordinario, Anno B

Letture: Isaia 50,5-9a; Salmo 114; Lettera di Giacomo 2,14-18; Marco 8,27-35

«E per la strada interrogava»: un’azione continuativa, prolungata, uno stile di vita: strada e domande. Gesù non è la risposta, lui è la domanda; non il punto di arrivo, ma la forza che fa salpare la vita, smontare le tende al levar delle sole. Le tante domande del vangelo funzionano come punto di incontro tra lui e noi. «La gente, chi dice che io sia?». Non un semplice sondaggio per misurare la sua popolarità, Gesù vuole capire che cosa del suo messaggio ha raggiunto il cuore. Si è accorto che non tutto ha funzionato nella comunicazione, si è rotto qualcosa in quella crisi galilaica che tutti gli evangelisti riferiscono. Infatti, la risposta della gente, se può sembrare gratificante, rivela invece una percezione deformata di Gesù: per qualcuno è un maestro moralizzatore di costumi (“dicono che sei Giovanni il Battista”); altri hanno percepito in lui la forza che abbatte idoli e falsi profeti (“dicono che sei Elia”); altri ancora non colgono nulla di nuovo, solo l’eco di vecchi messaggi già ascoltati (“dicono che sei uno dei profeti”).

Ma Gesù non è niente fra le cose di ieri. È novità in cammino. E il domandare continua, si fa diretto: «ma voi chi dite che io sia?». Per far emergere l’ambiguità che abita il cuore di tutti, Gesù mette in discussione se stesso. Non è facile sottoporsi alla valutazione degli altri, costa molta umiltà e libertà chiedere: cosa pensate di me? Ma Gesù è senza maschere e senza paure, libero come nessuno. «Tu sei il Cristo», si espone Pietro, «il senso di Israele, il senso della mia vita». A questo punto il registro cambia e il racconto si fa spiazzante: «Gesù cominciò a insegnare che il Cristo doveva molto soffrire e venire ucciso e il terzo giorno risorgere». Come fa Pietro ad accettare un messia perdente? «Tu sei il messia, l’atteso, che senso ha un messia sconfitto?». «Allora lo prende in disparte e comincia a rimproverarlo».

Lo contesta, gli indica un’altra storia e altri sogni. E la tensione si alza, il dialogo si fa concitato e culmina in parole durissime: «va dietro di me, satana. Il tuo posto è seguirmi». Pietro è la voce di ogni ambiguità della vita, questo fiume che trasporta tutto, fango e pagliuzze d’oro, e attraversa macchie di sole e zone d’ombra; dà voce a quell’ambiguità senza colpa (G. Piccolo), per cui le cose non ci sono chiare, per cui nelle nostre parole sentiamo al tempo stesso il suono di Dio («non la carne o il sangue te l’hanno rivelato») e il sussurro del male («tu pensi secondo il mondo»). La soluzione è quella indicata a Pietro («va dietro di me»). Gesù ha dato una carezza alle mie ferite, ha attraversato le mie contraddizioni e mi fa camminare proprio lì, lungo la «linea incerta che addividi la luci dallo scuru» (A. Camilleri).

Ermes Ronchi
Avvenire